La guerra è imminente ma noi qui parliamo del congresso di Carlo Calenda [Podcast]

Carlo Calenda ha chiuso il primo congresso di Azione, che l’ha acclamato segretario, lanciando quello che ha definito “il terzo polo del riformismo e della cultura di governo, come alternativa al populismo e al sovranismo”. Quello che lui stesso non definisce “campo largo”, ma “campo tosto”. Dove c’è spazio per Letta e Renzi (definito il miglior premier dopo De Gasperi) e dove non c’è possibilità alcuna di dialogare con Fratelli d’Italia e Movimento 5 stelle. La formula di Calenda si racchiude in questa battuta: “Porto il partito al 20% e poi ve lo lascio”

Report di OpenPolis dice che ci sono stati 302 cambi di casacca in Parlamento, il picco toccato in prossimità del voto sul Colle. In arrivo uno stop: così cambieranno le regole. E ora sembra proprio giunto il momento di un giro di vite, con una proposta bipartisan firmata da Emanuele Piano (Pd) e Simone Baldelli (FI), I deterrenti in sintesi: chi cambia la casacca perde gli incarichi. Cambierà, inoltre, la ripartizione dei finanziamenti dei gruppi parlamentari. Sulla Stampa il Partito di Giuseppe Sala, che guarda a sinistra ma anche al Movimento 5 stelle.

Ma quanto vale una formazione di centro alle elezioni? Stefano analizza la posizione di Enrico Letta e parla delle future mosse che aspettano il segretario del Pd sul fronte Referendum sulla Giustizia. Vincent ripercorre (brevemente, si fa per dire) la storia politica di Carlo Calenda.